sabato 31 luglio 2010

Storia di Alice secondo..Alice

Beh..non c'è bisogno che dica nulla!
Buona lettura.!




PARTE 2
Quello fu un anno ricco di emozioni e cambiamenti per me, e fu in quel periodo che la mia vita si capovolse come un calzino.
Avevo raggiunto la maggiore età e Cynthia, con la totale approvazione della mamma, non faceva altro che scarrozzarmi da un party all’altro. Mi sussurrava all’orecchio continui consigli per attrarre uomini, mi ficcava in mano un bicchiere di champagne dopo l’altro e mi presentava ad una miriade di ragazzi; tanto che, quando finalmente mi stendevo a letto, la testa mi girava come una trottola.
Le uscite con mia sorella non mi entusiasmavano affatto, ero troppo presa dalla strana malformazione della mia testa: i miei ‘sogni ad occhi aperti’ erano sempre più definiti e i de-ja-vù sempre più chiari e coincidenti con ciò che vedevo in precedenza, fu così che decisi di parlarne apertamente con mio padre; una decisione che si rivelò una delle peggiori delle mia vita.
Una sera in cui avrei dovuto andare ad una festa riuscii a sgattaiolare nel suo studio: qualche ora prima infatti avevo ‘visto’ il gatto di casa che, camminando sulla scrivania di mio padre, faceva cadere un prezioso vaso di porcellana. Mio padre mi accolse come al solito con un sorriso timido e mi fece cenno di accomodarmi. Non appena mi fui seduta le parole cominciarono ad uscirmi di bocca e gli raccontai tutto nei minimi dettagli, la tensione rendeva il mio discorso veloce e ricco di balbettii, tanto che, quando finalmente tacqui, mio padre mi guardava confuso.
Ad un tratto mia sorella arrivò nello studio come un uragano e dalla porta entrò il gatto, il quale saltò sulla scrivania e rovescio il vaso.
Tutto questo accadde in qualche istante e mia sorella mi prese per un braccio, infuriata sia per il vaso sia perché eravamo in ritardo, tuttavia riuscii a scorgere negli occhi di mio padre una paura e una consapevolezza che mi spaventarono molto.
Quella sera alle festa mi muovevo come un automa, facevo riverenze e pronunciavo formule di saluto, ma sembravo imbambolata, tanto che Cynthia mi schioccò più volte le dita davanti al naso per riportarmi alla realtà.
Stavamo per andarcene assieme agli altri invitati quando Cynthia, stranamente di malavoglia, mi presentò ad un ultima coppia di giovani uomini, il più basso dei quali attirò la mia attenzione: aveva i capelli castano chiaro come l’altro giovane, a dire il vero erano quasi identici tranne che per la statura e il colore degli occhi: lui li aveva azzurri e vivaci, mantre quelli dell’altro giovane erano molto dolci, marrone cioccolato. Cynthia li presentò come i fratelli Bright: Harry e Charles. Harry, il più grande, sembrava in imbarazzo di fronte a mia sorella e biascicava i soliti convenevoli senza avere il coraggio di fissarla nei freddi occhi neri.
Charles, il più giovane, aveva attirato da subito la mia attenzione perché non mi staccava gli occhi di dosso, quando lo guardai incuriosita abbassò la testa arrossendo, ma poi notai che, con la coda dell’occhio, continuava a sbirciarmi.
Più tardi in carrozza chiesi a mia sorella informazioni sui due fratelli, ma lei mi liquidò con un’alzata di spalle a tornò a ciarlare su un certo giovanotto che a suo dire era affascinante e molto ricco.
Ebbi l’occasione di parlare con Charles una settimana dopo, all’ennesima festa: ero scappata in terrazzo per sfuggire alle grinfie di mia sorella e stavo meditando sulle mie visioni, quando fui raggiunta da lui. Era un ragazzo adorabile e aveva grandi sogni, sentivo già di volergli bene. Parlando con lui venni a conoscenza del fatto che suo fratello era segretamente innamorato di Cynthia, ma consapevole di non poterla conquistare a causa della loro bassa condizione sociale. Gli spiegai che mia sorella avrebbe fatto soffrire Harry anche se lui fosse riuscito a sposarla, lei era davvero perfida!
Charles era un fratello meraviglioso, un amico fidato, un futuro imprenditore di successo, una persona splendida. Ricordai lo sguardo impaurito di mio padre e, con una profonda tristezza nel petto, capii che non era abbastanza forte da potermi sostenere nei miei problemi; e se Charles fosse stato in grado di aiutarmi? Potevo fidarmi di lui? Mi avrebbe capita? Avrebbe avuto paura?
Quelle domande mi frullavano in testa ormai da un po’ quando, una sera, decisi finalmente di fidarmi di Charles. Purtroppo non sapevo che di lì a poco il mondo che conoscevo mi sarebbe crollato addosso come un castello di carte”.
Qui Alice si interruppe. “Alice che ti succede? Perché non continui?” le chiesi preoccupata. “Non Non credo di riuscire a continuare Bella…questa parte della storia mi fa soffrire immensamente.” Il suo viso era così sconsolato che mi si chiuse la gola: cosa poteva esserle successo di così orribile da cancellarle dal volto l’immancabile sorriso?

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